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L’ABRUZZO E I “BORGHI PIù BELLI D’ITALIA”

UNO SCRIGNO INCANTATO NELLA NATURA

L’opera dell’uomo rievoca come la sabbia di una clessidra lo scorrere del tempo.

L’edilizia ha scavato nella dura roccia, adagiato su silenziosi altipiani, arroccato sulla cima delle colline, tra nevi perenni, campi seminati o nelle vicinanze dei corsi d’acqua, piccoli quadri rupestri, varianti di ora in ora, ad ogni oscillazione della luce, ad ogni volgere di stagione, la loro meraviglia. Borghi riecheggianti antichi racconti bucolici, custodi di antiche leggende, misteriose storie andate perse nel tempo, ma riemergenti in ogni stretto vicolo delle cittadine, portate di bocca in bocca dagli anziani del paese.

Piccole cittadine fortificate, a difesa dai pericoli, costellate di stradine, arroccate sulla roccia, con case ammirabili per la funzionalità e l’antica e immutata bellezza. Abbazie misteriose, abbandonate da tempo, portatrici del cuore mistico ancora palpitante della Regione, del suo attaccamento alla religione. Eremi dispersi in strette valli o alte montagne, conservatori del ricordo di uomini che hanno ricercato Dio nella natura, inchinandosi ai disagi e alle intemperie della stessa e cibandosi dei suoi frutti in un amorevole connubio.

Un viaggio nell’incanto indelebile dell’Abruzzo, recante il profumo dell’Antichità e il colore del Tempo che scorre.

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Anversa degli Abruzzi (AQ)

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Anversa degli Abruzzi, borgo di antichissime origini, è adagiato sulla “Foce” dell’affascinante e tortuoso percorso delle Gole del Sagittario e congiunge fisicamente la Conca Peligna con Scanno e Villalago. Al di sotto del centro abitato sgorgano le Sorgenti di Cavuto, zona di grande interesse naturalistico, valorizzata dall’istituzone dell’Oasi Protetta del WWF. Un percorso “pauroso e bello“, un canyon creato dall’azione irrefrenabile dell’acqua su una moltitudine di strati di roccia calcarea, un antico foldale marino scomparso 200 milioni di anni fa. L’antico borgo medievale di Anversa è individuato da una cinta esterna di case, edificate a ridosso di dirupi, che circoscrivono il centro abitato, denominate “le case dei Lombardi“. Affascinanti i vicoli interni e i sottopassaggi voltati ad arco ricavati tra le case. Iniziamo la visita dalla Chiesa di S.Maria delle Grazie del XVI secolo, la cui facciata è arricchita da un ricco portale rinascimentale in pietra calcarea e da un imponente rosone, le cui colonnine radianti sono andate perdute. L’interno conserva antichi altari con incisioni grottesche, una statua di S. Rocco in terracotta policroma, “quasi certamente d’artefice paesano”, un tabernacolo di legno dorato del maestro De Picchi. Sull’altare Maggiore è esposta la riproduzione del magnificente Trittico di Anversa. La Chiesa di S.Marcello, dedicata al Santo patrono già nell’XI secolo, espone con fierezza sulla sua facciata un elegante portale tardogotico, rigoglioso di fantasiosi motivi ornamentali scolpiti, antropomorfi, vegetali, animali, impreziosito nella lunetta sestiacuta da un raro tribolo. Il Castello normanno, del XII secolo, è stata per secoli una posizione strategica per l’avvistamento degli invasori nella parte meridionale della Valle Peligna. Ancora oggi, l’antica torre sovrasta l’abitato sottostante. l castello fu a lungo dimora dei conti di Sangro e ospitò numerosi artisti e intellettuali. Di fronte alla cittadella di Anversa, sul lato destro delle Gole sorge l’antico feudo indipendente di Castrovalva, i cui monumenti più antichi risalgono all’XI secolo: si entra nell’antico Castrum, di cui non esistono vestigia, attraverso un portale di forma ogivale. Da vistare la Chiesetta di S.Michele Arcangelo, patrono del luogo, costruita sulla cresta del Monte S.Angelo e la Parrocchiale d S.Maria della neve. I due Borghi costituiscono degli esempi di insediamenti di crinale notevolemnte conservati. Fin dal Rinascimento è riconosciuta la presenza di officine e maestri vasai della ceramica a rilievo.

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Bugnara

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Nel silenzio di atmosfere cariche di misticismo, sorge, nelle brulle e maestose Gole del Sagittario un borgo di antichissime origini, Bugnara, su una collina a 580 mt slm, ai piedi del Colle Rotondo, concentrato intorno al suo centro storico posto ai piedi della Rocca dello Scorpione, di cui sono ancora oggi riconoscibili resti notevoli nel tessuto urbano. Collocato in una delle zone più belle e suggestive nel cuore dell’Abruzzo, il Borgo medievale conserva i segni delle molteplici nobili famiglie che si sono avvicendate nel corso della sua storia e ne hanno arricchito le vestigia con segni architettonici di notevole fattura. Il nome deriva secondo alcuni dall’antico culto riservato alla dea Cerere o Bona Ara e secondo altr da Vignara, ricca di viti. I monumenti più importanti sono: i ruderi di mura megalitiche e fortificazioni, la Chiesa di S. Maria della Neve, di antiche origini pagane, che ospita al suo interno la Statua della Madonna della Concanella, la Chiesa di S.Maria degli Angeli, famosa per il trittico, i ruderi del Palazzo Ducale risalenti al ‘200, il Palazzo dei Papi, il Palazzo del Barone Alesi dei Pappardelli e la Chiesa del XVI secolo della Madonna del SS. Rosario, la Chiesa di S.Francesco da Paola, la Chiesa di S.Maria del Buon Consiglio e la Chiesa S.Maria della Pace a Torre dei Nolfi.

  • Eventi: 16/03/2008 6^ Gara Podistica Contrada San Giuseppe, 16 Giugno Sagra del Formaggio Pecorino, 20/07 Festa dello Sport e Sagra del Castrato, Land Art che raccoglie i lavori di artisti che operano attraverso interveti sul paesaggio naturale, Romantica 02/08/2008 Cuori sotto e Stelle, 04/08 2° Festival Internazionale dei Fioristi, Festeggiamenti di S.Magno e S.Vittorino, 08/12 Festa del Gusto e della Solidarietà e del Gemellaggio col Borgo di Tomba.

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Castel del Monte

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In prossimità di Campo Imperatore, all’interno del Parco Naturale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, dominato dalla brulla cima del Monte Bolza, ad un altitudine di 1343 mt, da cui domina la Torre del Castello in posizione panoramica sulla suggestiva Valle del Tirino, Castel del Monte, paese di tradizione millenaria legato alla transumanza. Antico centro montano che per la purezza dell’aria, la vicinanza di fitti boschi ed estesi prati è stazione climatica estiva e centro sciistico durante i mesi invernali. Le prime notizie risalgono alla seconda metà del XIII secolo, allorchè il feudo venne annesso al marchesato di Capestrano. Il centro storico è ricco di scorci suggestivi, sottopassi coperti, loggiati, casetorri, resti di mura e delle porte di accesso all’antico borgo fortificato chamato “Ricetto“. Da visitare la Chiesa della Madonna del Suffragio, che al suo interno conserva una statua della Vergine con abito tipico del luogo, una croce d’argento risalente al XV secolo, opera della scuola di orefici di Sulmona, la Chiesa di S. Marco Evangelista che ospita altari con rievocazioni rinascimentali e barocche, il Museo della Lana, fondaci e case abbandonate divenuti centri espositivi delle tradizioni contadine.

  • Eventi: 05/08 Rassegna Ovina di Campo Imperatore, una fiera e una festa che rievoca l legame dell’attività pastorizia castellana e la transumanza, 06/08 Festa di S.Donato, ultima domenica di Febbraio Marcia di Campo Imperatore, una maratona di fondo che si svolge nell’affascinante cornice invernale innevata.
  • Curiosità: le doline e gli altipiani sono stati resi celebri dai western di Sergio Leone, dal ciclo delle Trinità, e da numerosi kolossal hollywoodiani ambientati in ampie steppe e vaste lande desolate e vuote.

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Castelli

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Castelli è un piccolo e pittoresco borgo, situato alle falde del Monte Camicia, fondato in epoca carolingia e noto da secoli come capitale della Majolica. Dalle sue fornaci sono nati fra tardo Medioevo, Rinascimento e Barocco capolavori assoluti nell’arte della ceramica dipinta. Ancora oggi la città non tradisce le radici della sua antica tradizione e la tramanda con una Scuola d’Arte Ceramica e un grande Museo, mentre nei suoi pressi una chiesina di campagna, la Cona di S.Donato, il cui soffitto è adorno di mattonelle in ceramica della prima metà del XVII secolo di notevole pregio e fattura, tanto da essere stata definita dagli estimatori “la Cappella Sistina della Majolica Italiana“. Da visitare la Casa di Orazio Pompei, la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria della Lacrima.

  • Eventi: Presepe Vivente di Castelli, Periodo Natalizio

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Civitella del Tronto

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Nell’alto Abruzzo, arroccata su una collina a 589 mt slm, sorge il borgo di Civitella del Tronto, la cui ampia vista spazia dal massiccio del Gran Sasso alla costa dell’Adriatico. Cittadina aristocratica, di notevole bellezza architettonica, ricca d’arte e di cultura, è stata in passato il più importante Baluardo difensivo del Regno delle Due Sicilie. La città è conosciuta principalmente per la sua Fortezza, una delle più imponenti opere di ingegneria militare in Italia. La costruzione si estende su una superficie di 25000 mtq e per una lunghezza di 500 mt su una cresta rocciosa. Seguendo il naturale percorso di visita al monumanto, ci si imbatte nel primo posto di guardia, originariamente circondato da un fossato su cui si abbassava un ponte levatoio. Altri due cammainamenti coperti e la prima Piazza d’Armi del Cavaliere, complatavano la struttura difensiva a protezione del versante orientale del forte, maggiormente esposto agli attacchi del nemico. Superato il terzo trinceramento si entra nella seconda piazza d’armi, sotto la quale si trova la prima delle cinque cisterne che raccoglievano l’acqua piovana. Passando lungo le mura sul versante settentrionale si incontra la terza e ultima piazza d’armi, la “Gran Piazza”, e la seconda cisterna. Il visitatore si trova quindi nel punto più alto della fortezza che ospita il Palazzo del Governatore e la Chiesa consacrata a S. Giacomo. Uscendo dalla Chiesa ci si immette sul corso principale lungo il quale si ossevano i ruderi degli alloggiamenti della truppa. Oggi gli antichi locali delle cucine e della mensa ospitano il Museo delle Armi. Il viale alberato conduce verso la passerella del versante ovest, punto inattaccabile e paesaggisticamente più suggestivo della visita. Da questa posizione si ha un quadro della cittadina sottostante di Civitella del Tronto e della sua particolare urbanistica, con le case disposte parallelamente al forte in modo da costituire ulteriori barriere difensive. I cammnamenti meriodionali conducono nuovamente il visitatore alla Gran Piazza ed infine ai resti del Palazzo del Governatore. Il sottostante borgo ospita, racchiusi entro le mura, numerosi edifici medievali e rinascimentali, che si affacciano sullo stretto reticolo viario cittadino. Sull’antica porta del XIII secolo detta Porta Napoli, è posto lo stemma della città, raffigurante 5 torri. All’interno del paese da visitare tre interessanti chiese: San Francesco, San Lorenzo e Santa Maria degli Angeli.

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Guardiagrele

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La “Città di Pietra“, suggestiva e antica cittadina immortalata eternamente dal D’Annunzio nel Trionfo della Morte, le cui leggende raccontano la sua fondazione a opera di Spartaco, dal glorioso passato, racchiude tra le sue mura la tradizione orafa e artigiana della Regione. Aggrappata ai contrafforti della Majella, perla della provincia teatina, da un altitudine di 600 mt, volge il suo sguardo verso un bucolico paesaggio di campi coltivati, pianure vergini e selvagge rocce. Conosciuta fin dal Medioevo, la cittadina conserva vestigia antichissime, raggiunse il suo massimo splendore nel XII secolo, fu colonizzata dai benedettini ed eresse come baluardo difensivo, all’interno delle sue mura, la cittadella di Greelem. Una cittadina artistica dall’assetto elegante, in cui le meraviglie scolpite nella pietra incontrano l’attività frenetica di maestri artigiani, opere di infinita precisione realizzate da personalità di spicco del calibro di Nicola di Guardiagrele. Tra i principali edifici religiosi spicca il complesso di S.Maria Maggiore, duomo di Guardiagrele, la più alta testimonianza dell’architettura della regione, che con la sua posizione centrale determina l’immagina del borgo, impreziosito da case, chiese e torri millenarie. L’edificio risale al XII secolo ed è realizzato interamente con pietre della Majella. Presenta una facciata a forma di torre, la quale è quasi completamente occupata dal campanile quadrangolare, alla cui base si apre uno splendido portale ogivale con lunetta racante una nicchia con la statua del Battista, uo dei più grandiosi e rari gioielli di arte tardogotica. Sul lato sinistro della chiesa si apre un’ariosa loggia con archi a sesto acuto, sul lato destro un bel portico con tetto a travatura a vista e un grandioso affrasco del XV secolo rappresentante S.Cristoforo dell’artista De Litio. L’interno, di gusto barocco, conserva un bel pulpito di noce intagliato e la Croce, mirabilmente lavorata dall’insigne artista Nicola di Guardiagrele, risalente al XII secolo. Affianco si incontra la Chiesa di S.Rocco del ‘500, fregiata di pregevoli arredi barocchi tra cui il confessionale e il pulpito di legno. Vicino ad essa si trova l’Oratorio della Madonna del Popolo e l’Oratorio di tutti i Santi, con la volta mirabilmente affrascata., oggi sede del Museo Civico e della Biblioteca. Da visitare è anche la Chiesa di San Francesco, eretta nel XIV secolo, con facciata a coronamanto orizzotale, esempio del gusto architettonico abruzzese dell’epoca e al suo interno interessanti arredi di età barocca e medievale. La “Porta della Majella“, com’è chiamato questo suggestivo paese è anche la città d’arte dell’artigianato: arrivati davanti alla maestosa Porta S.Giovanni si rimane abbagliati dai riflessi del rame che brilla al sole e l’occhio si perde fra la miriade di conche, vasi e brocche, tra gli innumerevoli oggetti in ferro battuto sciorinati dai maestri artigiani lungo le strade e le mura del paese.

  • Eventi: 3^ domenica di Maggio, Festa di S. Nicola Grco e di S. Antonio – Luglio, Festa della Majell, in onore dei caduti in guerra – Luglio, Grand Prix di Body Building – 6/7/8 Agosto, Feste Patronali di S. Donato e S. Emidio – Agosto, Cinema sotto le Stelle – dall/1 al 20 Agosto, Mostra Mercato Artigiano in Abruzzo, esposizione della vasta e antica produzione artigianale d’Abruzzo con lavori al tombolo, ferro battuto, pietra lavorata e ceramica – Agosto, Programma Estemporanee di Artigianato artistico e tradizionale.

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Introdacqua

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Antico borgo di origine medievale, incastonato tra due corsi d’acqua nel verde della Valle Peligna, si contraddistingue per le sue meraviglie paesaggistiche e rarità faunistiche. Il toponimo deriva dal ruolo fondamentale che l’acqua ha avuto nella storia della cittadina, allorchè i monaci della ricca Abbazia di S.Clemente a Casauria inviarono coloni a coltivare la fertile oasi a cavallo tra le valli di S.Antonio e Contra e incisero sul suo imponente portale l’epiteto “Valvam inter Aquas“, a sugello della sua vocazione. Introdacqua è dominata dai resti di un’antica torre a pianta quadrata con base poligonale e dall’adiacente rocca cintata di origine medievale. Sul monte Plaia si conservano i ruderi di mura megalitiche di fattura italica. Nell’abitato da visitare il Palazzo Marchesale Trasmodi risalente al ‘400, custode dei segreti del potere feudale, recante le due porte della terra, munite di pesanti battenti, che in passato venvano chiuse al sopraggiungere della notte; il Castello, un “dongione” sorto nel XII secolo a difesa della città, la chiesa madre della SS Annunziata, col campanile in stile romanico e e l’interno basilicale a tre navate di armoinica solennità con opere del ‘500, ‘600 e ‘700 e l’altare barocco, entro il quale sono custodite le spoglie di S. Feliciano. Inoltre degni di nota sono la Chiesa della SS. Trinità, costruita sulle rovine di S. Panfilo, costruzione andata distrutta durante un’alluvione; la Chiesa campestre di S. Giovanni Battista, dell’XI secolo con alcuni affreschi originari; la Chiesa di S. Antonio, edificata a difesa del fuoco di S.Antonio; la Chiesa dell’Addolorata con le statue del Cristo Morto e della Vergine Addolorata; la Fontana Vecchia della prima metà del XVIII secolo, in pietra viva, con abbeveratoio rettangolare e con l’incisione dello stemma della città e dei massari che ne favorirono la costruzione in modo da fornire un approvigionamento agli abitanti, fino ad allora costretti a recarsi extra moenia alla cosiddetta fonte delle streghe; e l’antica Porta della Terra con i bastioni che fortificavano il Vecchio Borgo. Tutt’intorno i boschi dei Peligni, ricchi d’acqua, d’ombra e di frescura.

  • Eventi: Gennaio, Festa di S. Antonio Abate con fuochi rionali e distribuzione dei “renete” – Pasqua di Resurrezione, animesante, processione e rappresentazione della Madonna che “vele” – Luglio, Festa della Madonna del S. Rosario – Agosto, Feste dei Santi protettori della cittadina – Agosto, Sagra della Porchetta – Settembre, Festa della Madonna Addolorata e di S. Rocco – Novembre, Festa di S. Cecilia.
  • Curiosità: Nel 1949 nel paese fu girato il film “Signorinella“, con gli attori Aroldo Tieri, Antonella Lualdi ed il famoso cantante lirico Gino Bechi. La colonna sonora fu suonata dalla già famosa banda d’Introdacqua e ne consacrò la fama. Associazione Asinomania, studi sul latte d’asina, formazione all’onoterapia e cultura somara, alla riscoperta dell’asino come amico dell’uomo e come compagno di trekking.

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Pacentro

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Pacentro, uno dei paesi medievali più interessanti del Centro Italia, sorge su di un’antica conoide fluviale alle pendici del Monte Mileto, sulla dorsale del Monte Morrone. Stretto tra le rocce, riparata dalla forza dei venti, ossigenta e ricca d’acqua, la cittadina si estende tra la pianura alluvionale di Sulmona fino al Monte Amaro e comprende un territorio vasto ed eterogeneo sotto il punto di vista morfologico e climatico. Il borgo offre una perfetta miscela di natura, storia, tradizione e gastronomia. Uno scrittore del XIX secolo, riferendosi alla cittadina scriveva “collocato in un’amena collina a piè del Monte Morrone, da qualunque parte lo si guardi, mostransi quant’è grande abbastanza e di piacevole aspetto“. Il toponimo ha probabilmente origine latina, come attestano i ritrovamenti archeologici: secondo la leggenda, l’eroe troaino Pacinus, lasciato Enea sulle rive del Tevere, s’inoltrò per il Sannio, e giunto ai piedi del Monte Morrone, vi fondò la città di Pacentro. La cittadella seguì le vicende storiche del Regno di Napoli e fu spesso feudo conteso nelle lotte tra feudatari. il centro storico, risalente all’Xi secolo si è conservato intatto, mantenendo immutato il fascino di vicoli strettissimi ondulati fra un continuo sali e scendi di scalinate, di case arroccate l’una all’altra, di antichi portali, di pietre scolpite. Sulla vetta della collina sono conservate le rovine del Castello dei Conti di Valva o Castello dei Caldora, edificato nel X secolo a difesa della Valle Peligna, con torri cilindriche riparanti torri quadrangolari, arricchite da un’elegante merlatura con coronamennto di beccatelli scolpiti con figure antropomorfe e feritoie per archibugi e bombarde. Da vedere: i Canaje, l’antico lavatoio pubblico a cui confluivano le donne con i caratteristici catini di rame, in lastroni di pietra; la Pietra Tonna o pietra dello Scandalo, una pietra incavata, usata come unità di misura del grano, sulla quale venivano fatti sedere nudi gli insolventi ed esposti agli sguardi dei passanti, come forma di pubblica umiliazione; nel pieno centro storico, un’artistica fontana del XVII secolo, un tempo adibita ad urna sepolcrale e di fronte, la mestosa Chiesa Madre di S. Maria Maggiore o della Misericordia, risalente alla seconda metà del XVI secolo, con una robusta facciata tripartita inferiormente in lesene sporgenti, l’alto campanile ben conservato, e le tre navate interne decorate con stucchi e la porta lignea originaria, intagliata con maestria da un artista locale; la Chiesa dell’Immacolata del Convento dei Frati Minori Osservanti, che conserva al suo interno inestimabili affreschi del XVI secolo; la Chiesa di S. Marcello; la Chiesa della Madonna di Loreto; i Palazzi Gentilizi e il Palazzo Comunale del ‘500, dagli splendidi portali. Il borgo è un susseguirsi di suggestivi scorci nelle viuzze interne, immerse nella penombra e nel mistero, circondate da fitte boscaglie e portatori di antiche tradizioni.

  • Eventi: Venerdì Santo, Processione del Cristo Morto – Aprile, Festa del Compatrono S. Marco Evangelista e Lancio della Mongolfiera – Maggio, Festa di S. Maria della Misericordia – Giugno, Processione del Corpus Domini su Fiori di Ginestro e Thuma – Agosto, Sagra della Polta – Agosto, Rievocazione Storica de l’Arrotolamento della Gente d’Arme di Antonio Caldora dell’Anno del Signore 1450 – Settembre, Festa della Madonna di Loreto con Corsa degli Zingari e degli Zingarelli – Ottobre, Festa della Madonna del Rosario e Lancio della Mongolfiera – Novembre, Festa di S. Carlo e Lancio della Mongolfiera – 30 Dicembre, Presepe Vivente nello scenario suggestivo delle viuzze del paese fino alla Grotta della Natività della Fonte del Vallone.
  • Curiosità:Zingari“, nel dialetto locale, sono i giovani che si lanciano a piedi nudi, in un folle corsa dalla Pietra Carnaia, sui ciottoli taglienti delle montagne, immuni al dolore e pieni di coraggio in onore della Madonna di Loreto. I giovani scendono il ripido crinale di Colle Ardinghi, superando alberi e arbusti, e scalzi, percorrono la lucente pietra che li conduce alla Chiesa. La Banda Musicale apère il corteo, ed a ogni angolo di strada viene offerto del buon vino, come segno propiziatorio della vendemmia imminente.

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Pescocostanzo

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Pescocostanzo si erge come un gioiello d’arte, natura e tradizione artigiana e favolistica, ad un altitudine di 1400 m slm, sospeso al centro di un sistema di altipiani carsici conosciuti col bnome di Altipani Maggiori d’Abruzzo. Il piccolo centro, adagiato tra i Parchi Nazionali del Gran Sasso e della Majella ospita tra le sue mura meno di 2000 abitanti e un patrimonio inestimabile faunistico e artistico, ed è circondato da un’aura magica, custode di antiche leggende e squisite meraviglie di arte barocca, rinascimentale e neoclassica. Inevitabile una passeggiata per le vie della cittadina di lastroni in pietra, attraverso le sue caratteristiche 100 case, conosciute con il nome di “vignali“, perle dell’architettura popolare, con i pianerottoli e le gradinate esterni, cui si accede attraverso porte e finestre di pietra lavorata. Da visitare: il Convento Francescano di Gesù e Maria, in stile barocco, con opere in marmo policromo e madreperla; la Chiesa di Santa Maria del Colle del XIV secolo col suo Portale tardo-romanico che conclude la gradinata che apre la prospettiva alla complessa architettura interna con notevoli pregevoli tele, ricca di sculture e paliotti in marmo delle più svariate fogge, e il Portale del Rinascimento di S. Maria del Suffragio ai Morti, col soffitto a cassettoni in legno scolpito, l’organo con palco in legno dorato e dipinto, il fonte battesimale del XVIII secolo in marmo intarsiato e scolpito, la pala di aura caravaggesca del Perdono di Assisi; il Palazzo Comunale risalente al ‘500 in pietra, con i balconi panciuti dalle ringhiere in ferro battuto; la rinascimentale Fontana Maggiore, con eleganti bassorilievi; la Chiesa di S.Maria del Carmine, piccola e raccolta; il Palazzetto Mosca, che dal XVI secolo ha ospitato importanti discussioni teologiche, filosofiche e giuridiche; numerosi i Palazzi Nobiliari con torrette difensive, chiesette e case natali di artisti e uomini di cultura di ogni epoca.

  • Eventi: 17 Gennaio, Festa di S.Antonio Abate, con mongolfiere, canti popolari e degustazione di prodotti tipici nella piazza centrale; Seconda settimana di Quaresima, le !Quarant’Ore”; Carnevale, Funerale al Carnevale Morto; 13 Giugno, Festa di S. Antonio da Padova
  • Curiosità: Il centro del paese conserva innumerevoli testi antichi dell’XI secolo, un patrimonio libraio privato inestimabile. La tradizione artigiana è riuscita a mantenersi viva con eccezionali opere di filigrana, ferro battuto e merletto al tombolo. Tipica del luogo la transumanza, lo spostamento delle greggi “al di là della terra”, per erbosi sentieri chiamati tratturi.

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Pettorano sul Gizio

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Pettorano sul Gizio sorge sulla “Guardiola“, un promontorio dell’alta Valle del Gizio, naturalmente difeso dal fiume omonimo e dal Torrente Riaccio. Alle pendici del Monte Genzana, è l’unico centro sito in una riserva naturale, di origine medievale, fiancheggiato dalla via Napoleonica, da sempre crocevia di importanti centri storici, conseva una tradizione ricca di arte e tradizioni. Una morfologia caratterizzata da una naturale morbidezza del paesaggio, intervallata da ampi valloni di origine carsica. Il nucleo abitativo sorge intorno ad un’antica torre a puntone, posizionata nella parte più elevata dell’abitato, un recinto fortificato costruito a difesa della popolazione, capace, con la sua maestosa mole, di intimidire coloro che transitavano nella Valle del Gizio. L’abitato conserva la tipita struttura medievale con strette viuzze che si intersecano creando meravigliose piazze che si aprono come un balcone sul verde circostante, e case addossate l’una sull’altra. Da vedere: il rinascimentale Palazzo Ducale della famiglia Cantelmo, contraddistinto dall’austerità dell’architettura, che ne rivela l’originale funzione politica e difensiva; il Convento dei Carmelitani, che al suo interno conserva tombe gentilizie, una madonna lignea e una bella acquasantiera; il Palazzo Croce, il Palazzo Castaldina meglio conosciuto come Palazzotto Barocco, con eleganti forme barocche e un raffinato vestibolo; il Palazzo Orsini, il Palazzo Vitto-Massei, il Palazzo Gravina; il Palazzo del Prete Nola; la Chiesa di S. Rocco; la Chiesa di S.Giovanni, la Chiesa Parrocchiale di S.Dionisio, del VI secolo, in stile romanico , dal bel portale in pietra a blocchi bugnati, con rappresentazione di elementi naturali, lo stemma comunale racchiuso nella chiave di volta dell’arco, e all’interno magnifico Crocifisso quattrocentesco e una bella Madonna con Bambino; la Chiesa della Madonna della Libera risalente al XVII secolo, l’antica Chiesa di S.Nicola dell’XI secolo; il Santuario di S. Maria d’Antiochia, patrona del paese, sito nell’ampia valle frentana, con un’antica cella eremitica, fondata sul culto del “passar d’acqua” che donava fertilità al territorio; le Cinque Porte: Porta S.Nicola con l’affresco raffigurante S.Margherita che sorregge la cittadina sulla mano destra, Porta Cencia o Porta Reale, così denominata dopo il passaggio di re Ferdinando II di Borbone nel 1982, Porta San Marco o porta delle Macchie, sovrastata da una statua di S.Antonio tra due pinnacoli; Porta del Mulino, Porta di S. Margherita o Porta delle Frescare, anticamente usata dai taglialegna per il loro lavoro.  

  • Eventi: 1 Gennaio, Serenata di Capodanno; martedì di Carnevale, Carnevale con la lettura del Testamento di Re Carnevale; 12 e 13 Luglio, Festa di S. Margherita e S. Benigno; 30 Ottobre, Corteo Storico nel Borgo del Principe Cantelmo; 11 Novembre, Manifestazione di S. Martino e Capetiempe; dicembre, Sagra della Polenta Rognosa.
  • Curiosità: nel paese è stato rinvenuto un frammento dell’editto di Diocleziano e Galerio, in greco “Edictus de pretiis rerum venalium“.

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Pietracamela

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Il piccolo e povero comune sorge ad un altitudine di 1005 mt ai piedi del Corno Piccolo del Gran Sasso. Di antichissime origini, rintracciabili sia nella cadenza del dialetto locale che nella struttura dell’abitato, con elementi architettonici risalenti al XIV e XV secolo, la cittadina sorge nel territorio lussurioso e verdegiante del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il toponimo Petra, all’origine del nome del borgo deriva dal fatto che le case furono costruite su imponenti magigni portati a valle dallo scioglimento dei ghiacciai di Campo Pericoli o può riferirsi alla roccia a forma di gobba di cammello che sormonta il paese. Da vedere: la Chiesa matrice di S. Leucio con ricchi arredi, organo in legno, una curiosa acquasantiera con animali acquatici tipici della zona e due splendide croci d’argento; la Casa Torre, anticamente usata come piazzola di avvistamento; la Chiesa di S. Donato del XVI secolo; la Chiesa di S. Giovanni del XV secolo; la Chiesa di S.Rocco del 1530 costruita in occasione della peste che imperversò nel borgo; la piccola Cappella dell’Annunziata; il lavatoio pubblico; i resti della Chiesa della Madonna; i ruderi del vecchio mulino presso il Rio Arno. Durante una passeggiata per le strette stradine lastricate del centro storico si potranno riconoscere, oltre alle caratteristiche piazze, ai saliscendi angusti sormontati da archetti, ai balconi-fienili, i fondaci scavati nella roccia, le antiche fontane, la Casa de li Signuritte, con bifore del ‘400, colonnine tortili che recano nell’architrave il simbolo dei cardatori della lana e un crocifisso in maiolica e la Casa di Don Ioani, con lo stemma civico ed iscrizioni scolpite in pietra. Sono simboli di presenze scomparse, di una vita difficile affrontata a cuore duro e con tutto l’amore per l’aria pura di montagna che l’animo sognante e intriso di tradizione di un abitante di Pietracamela conserva nei suoi ricordi.

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Rocca San Giovanni

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Il piccolo comune teatino sorge su uno sperone roccioso tra le basse colline incastonate dalle foci del Fiume Sangro e del torrente Feltrino. La vista sul mare, accarezzati dalla dolce brezza che spira dalla silenziosa costa abruzzese, si apre sulle onde che si infrangono sui trabocchi, sulle verdi colline disseminate di ginestre, aranceti, vigneti e uliveti, e ispira fascinose reminescienze dannunziane e antichi gesti di pescatori. Purtroppo le demolizioni dei primi anni del ‘900 hanno turbato la sorprendente armonia tra natura e architettura che da sempre regnava nel borgo. La cittadella sorge quale rifugio del vicino Convento di San Giovanni in Venere e delle popolazioni contadine disseminate per le campagne, come recita l’iscrizione di una lapide del 1076. Si conservano: alcuni resti della cinta muraria del XIII secolo, superstite un grazioso camminamento; un antico torrione medievale; la Chiesa di S. Matteo in stile romanico rifinita da arcate gotiche; l’ottocentesco Palazzo Comunale; Palazzo Colizzi con l’ampio giardino interno e balconi in ferro battuto e svariati simili edifici ottocenteschi.

  • Eventi: dal 9 al 14 Agosto, Festival dell’emigrante e Festival della Fisarmonica.
  • Curiosità: Il compositore di scuola napoletana, nato a Rocca San Giovanni, Arturo Colizzi, dedica nel 1914, all’indicibile fascino della sua città natale, “Armonie Notturne” il cui verso recita: “Sotto il raggio della luna, una musica divina, tra gli olezzi di verbena, vien dal colle alla marina“, a eternare l’atmosfera della costa dei Trabocchi.

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Santo Stefano di Sessanio

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L’antico feudo dei Medici, interamente costruito in pietra calcarea bianca, resa nera e opaca dallo scorrere imperturbabile e impietoso del tempo, conserva intatta la sua originaria bellezza e l’aura misteriosa. Un borgo suggestivo, risalente al XIV secolo, che si staglia come una fortificazione intagliata nella pietra nel Parco Nazionale del Gran Sasso, la cui vista si apre sulla valle del Tirino e del Pescara. Un patrimonio paesaggistico, storico e architettonico, in cui la sabbia del tempo continua a scorrere benchè l’occhio dell’uomo non riesca a cogliere l’attuale dimensione temporale, alienato piacevolmente in rue silenziose e meraviglie naturalistiche. Interessante è l’integro profilo architettonico e l’omogeneità stilistica dell’abitato, che conserva l’originaria struttura a fuso con strade a spirale, le stradine medievali strette e tortuose interrotte da improvvise e ripide gradinate, sormontate da passaggi coperti a protezione dalla neve e dai gelidi venti invernali, semplici case in pietra dai tetti coperti con coppi, annerite dal tempo e tortuosi selciati che vi si insinuano, palazzetti rinascimentali, case a torre e palazzi ornati da pregevoli elementi architettonici. Signori fiorentini hanno piantato sulle montagne abruzzesi un significativo seme della loro raffinata civiltà: i loggiati dalla linea elegante, i portali ad arco con formelle fiorite, le finestre in pietra, finemente lavorate da mani esperte, le meravigliose bifore e mensole dei balconi. Il borgo non presenta una cinta muraria, in quanto le case stesse sono state ideale in modo tale da costituire una naturale fortificazione. Da vedere: lo stemma mediceo sulla porta d’ingresso sud-orientale; la Casa del Capitano; la cilindrica torre merlata del Trecento, impropriamente detta medicea; la Chiesa di S. Stefano Protomartire, risalente al XV secolo, un’aula a cinque campate dall’insolita area presbiterale e dall’abside semicircolare; extra-moenia la Chiesa di Santa Madonna del Lago, del XIII secolo, che sorge sulle rive di un laghetto.

  • Eventi: 2 e 3 Agosto, Festa di S. Stefanto e S. Isidoro – Settembre, Sagra delle Lenticchie.

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Scanno

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Arroccata su uno sperone di roccia del Monte Carapale, a 1050 m di altitudine, si affaccia sulle Gole del Sagittario, ambiente di rigogliosa meraviglia paesaggistica, la località di Scanno e il suo omonimo lago. La cittadina viene citata la prima volta in un documento di cessione della Valle del Lago a Montecassino nell’anno 1067, tuttavia numerosi ritrovamenti di tombe, monete e idoletti ad Ercole e di una strada consolare fanno presupporre l’esistenza del borgo già in epoca romana. Scannum era il termine usato per indicare il confine che divideva le centurie in cui un terreno, conquistato dalle truppe romane, veniva diviso ed assegnato in proprietà. Nel medioevo Scanno venne infeudata dalle più importanti famiglie terriere del Meridione. Un paese pervaso da un’antica aura di mistero, in cui la tradizione artigiana è sopravvissuta all’incedere della modernità, dove è possibile ammirare scorci silenziosi in cui le donne appaiono ancora nel loro austero ed elegante costume nero, un grumo di case, di vicoli e gradinate sormontate da maestose arcate, fontane bellissime e palazzi signorili dai ricchi portali, iscrizioni, di chiese rette da un profondo senso della fede e del rispetto per l’ignoto, scavate nella pietra scura e arricchite da intonaci finemente rifiniti. Una cittadella dall’elevata qualità architettonica, un presepe abbandonato dai pastori, in cui prevalgono elementi gotici e rinascimentali, ornamenti frivoli che si pongono da contraltare all’austera vita di montagna. Da vedere: la Fontana Saracco del XIV secolo e la Fonte del Pisciarello, escluse dalla funzione celebrativa, ma importanti luoghi di incontro per la popolazione locale, non prive di interesse artistico, svolgevano un’importante funzione acquifera, alimentate dalle sorgenti di Capodacqua, indispensabili per scopi armentizi e per i cardatori della lana; il Palazzo Mosca sopra il quale troneggia lo stemma della famiglia di Salvo, a memoria dell’arte notarile esercitato dalla famiglia, e una figura femminile che porta tra le sue mani uno scudo e un calice sormontato da un’ostia, ad indicare la vocazione religiosa del luogo, i fregi, le cornici e le mensole a forma di angeli alati, il cornicione di stucco con i puttini danzanti; il Palazzo di Rienzo, edificio classicheggiante in cui spicca l’imponente portale e le colonne monolitiche in granito che sorregono il balcone incoronato da timpano triangolare, al suo interno drappeggi originali di fine Ottocento, il quadro “Le Orfanelle“, la facciata dalle atipiche aperture che le donano aspetto antropomorfo con la finestra sul lato sinistro a fare da liguaccia al proprietario di fronte; il Palazzo Serafini-Cianciarelli, dai balconi barocchi avvicendati da altri di taglio rettilineo; il Palazzo Colarossi o “casina“, col portale in pietra e le mensole lignee zoomorfe che rimandano a pregevoli stilemi pescolani; il Palazzo De Angelis, col portale asimmetrico, sormontato in chiave d’arco dallo stemma della famiglia e due feritoie difensive sulla facciata principale, con interni arricchiti da decorazioni in stucco e in legno e la cassettonatura di legno intagliato; la Casa Tarturri, con eleganti finestre a taglio rettilineo e stipite rudentato, un puttino e un mascherone di carattere apotropaico; la Casa Antonio Silla, col portale-balcone con arco a tutto sesto; il Palazzo Serafini, dall’elegante cornice in stucco e dal portale in pietra; il Palazzetto Nardillo, con finestra in pietra da taglio con fine motivo a conchiglia e portale barocco con sopraluce curvilineo; gli archi, alcuni appartenenti alla cinta muraria, gli altri sottopassi con funzione di collegamento, la Porta della Croce e l’Arco di S.Eustachio, l’Arco della Nocella e l’Arco della Zazzarotta; la Chiesa di S. Eustachio, dal portale di influssi pagani, al suo interno conserva una statua lignea della Vergine dal volto bruno, S. Agata che tiene in mano un cuscinetto recante i seni mozzati durante il martirio;  S. Maria da Loreto; S. Maria da Costantinopoli, di origine Medievale; la chiesa parrocchiale S. Maria della Valle in stile romanico abruzzese con tre portoni sovrastati da altrettanti rosoni, e con tracce di affreschi, un altare policromo e un coro ligneo al suo interno; S. Maria delle Grazie; Madonna del Lago, il cui versante orientale è posato sulla roccia grezza non lavorata, sull’altarino vi è una statua a mò di pupazzetto a raffigurare la Madonna del Lago, sugli angoli della chiesa vi sono disegni a trompe l’oeil di profeti biblici; S. Antonio da Padova; San Rocco, ad un’unica navana, con un datato e firmato organo, statue di S.Rocco, dell’Addolorata e di S.Rocco.

  • Eventi: 13 Marzo, Orme di Donna, Mostra Fotografica dell’artista tedesca Hilde Lotz Bauer; 16 Luglio, “la Fiaccolata”, fuochi d’artificio sul lago di Scanno.
  • Curiosità: L’abito delle donne di Scanno, elgante e riccamente lavorato, si sviluppò in veste autoctona rispetto agli abitati circostanti, creando elaborate caratteristiche, incapaci di confrontarsi con la moda avanzante, a causa dell’isolamento del paese. La fioritura dell’attività armentizia e la conseguente agiatezza determinò l’evoluzione della gonna sempre più voluminosa, di panno pesantemente lavorato in strettissime pieghe che ricadono aderendo al corpo fino a ricadere sulle calcagna e un corpetto dalle larghe maniche che si restringono in minutissime pieghe sui polsi e sulle spalle. Interessante il copricapo, un preziosissimo velo tessuto in seta, argento e oro, che le donne portavano legato sulla testa come un comune fazzoletto. Importanti l’artigianato orafo e la lavorazione del tombolo.

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Tagliacozzo

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Tagliacozzo, le cui prime notizie risalgono all’XI secolo, sorge sulle pendici settentrionali dei Monti Simbruini, in una fenditura che divide il monte, come indica il toponimo significante “taglio nella roccia“. Nel 1410 il borgo contava cinque porte e il suo castello, oggi completamente in rovina, difendeva il luogo. Oggigiorno, fuori dall’arco romano, c’è l’ordinaria mediocrità. Il centro palpitante della cittadella è Piazza dell’Obelisco, anticamente conosciuta come Piazza da’ Piedi, un armonico centro, circondato da eleganti palazzi, graziose bifore, un loggiato con archi a tutto sesto e finestre rinascimentali. In passato era circondato da portici, fatti chiudere da Gioacchino Murat, Re di Napoli, e al centro, al posto dell’odierna fontana con obelisco, recava il pilozzo, un sedile di pietra su cui venivano fatti sedere i debitori insolventi esposti a pubblica gogna. Da vedere: il Teatro Talia, antico convento benedettino, dalla sobria ed elegante facciata e tre ordini di palchi all’interno; il Palazzo Ducale, perla del patrimonio artistico del borgo, annovera due fasi successive di costruzione, nel corso del XIV secolo, belle le finestre istoriate, le bifore, le sale ornamentali, i dipinti, gli scaloni, la Cappellina con gli affreschi tardo-gotici dall’astratta eleganza, raffiguranti la vita di Cristo; la Chiesa e il Convento di San Francesco, dalla bella facciata e l’antico portale, il rosone gotico con fregi orsiniani, ospita al suo interno molti lavori bronzei e lignei e la tomba del primo biografo del Poverello di Assisi; la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dell’VIII secolo, in stile romanico, è la più antica e la più ricca di ricordi, malgrado i numerosi saccheggi e spoliazioni a cui è stata sottoposta nel corso degli anni, conserva la facciata con il portale e il rosone, il campanile e l’altare centrale e nell’austero monastero di clausura un dipinto raffigurante la Veronica del Cristo; la Chiesa della Misericordia, sede territoriale dei Cavalieri di Malta, dall’interessante timpano; il vicino Santuario di Santa Maria Santissima d’Oriente, con pregevoli decorazioni nell’abside, nella navata e nella Cupola.

  • Eventi: dal 3 al 6 Luglio, “Il cielo di Argoli“, con osservazioni notturne del cielo, spettacoli teatrali e conferenze scientifiche.
  • Curiosità: La storia di Tagliacozzo annovera tra i suoi eventi la sconfitta di Corradino di Svezia da parte di Carlo d’Angiò: l’avvenumeto è ricordato anche nel XVIII Canto dell’Inferno di Dante – “Quel che par sì membruto e che s’accorda, cantando, con colui dal maschio naso, d’ogne valor portò cinta la corda”.

DICONO DI NOI

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