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CITTà D’ARTE ABRUZZESI

UN RARO TESORO IN CUI L’ARTE E L’ARTIGIANATO SI INCONTRANO

Arroccate sulle cime dei monti, perse in rigogliose vallate, cullate da dolci colline, esposte all’eterno mormorio del mare, le città d’arte abruzzesi aprono i loro scrigni ripieni di tesori agli occhi stupefatti dei viaggiatori, aprono i loro sensi alla scoperta di leggende e storie dimenticate dal tempo e alla contemplazione di una natura che abbraccia l’opera dell’uomo in un stato di perenne armonia e compensazione.

CHIETI

Le origini dell’antichissima Chieti si confondono con la mitologia. Posizionata in uno scorcio panoramico tra il massiccio della Majella e le placide acque dell’Adriatico, la città vanta una pregevole tradizione artistica e culturale. Capitale dell’antica popolazione italica dei Marruccini, fu insediamento romano con il nome di Teate, e dopo essere stata distrutta e saccheggiata dai Barbari, conobbe il periodo di massimo splendore allorchè, durane il dominio degli Angioini e degli Aragonesi, le fu riconosciuto il diritto di coniare moneta propria. La parte alta della città conserva innumerevoli testimonianze artistiche, civiche e storiche, monumenti religiosi e palazzi signorili.

Da vedere: i ruderi del Teatro Romano, risalente al II secolo D.C., il complesso dei Tempietti Romani, la Cisterna delle antiche Terme; l’imponente Cattedrale di S. Giustino, al cui esterno spicca la Torre Campanaria del XV secolo e al suo interno opere artistiche di pregevole fattura; il cinquecentesco Palazzo Comunale, col cortile di aura tardo-medievale recante una colonna sopra la quale si erge una statua del Pelide, simbolo della cittadina; Il Palazzo di Giustizia; il Palazzo Mezzanotte; Corso Marruccino con la Chiesa di S. Francesco della Scarpa, risalente al XIII secolo; Palazzo De Lellis-Carusi; Palazzo Toppi; Palazzo Zambra; Palazzo De Sanctis-Ricciardone; Palazzo Majo; il Museo della Civitella, con reperti storici di età neolitica, pleolitica-italica e romana, sorge sul sito dell’antica cittadella; il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, ospitato da Villa Frigerj con pregevoli testimonianze italiche e romane, provenienti da diverse parti della regione tra cui: il Guerriero di Capestrano, il Bronzeto di Ercole in Risposo, tre stele funerarie provenienti da Penna Sant’Andrea; la grande statua di Ercole a Banchetto, proveniente da Alba Fucens, una mirevole collezione di monete dal VI secolo a.C. al XIX secolo; il Museo Costantino Barbella, ospitato in un’ala del Palazzo Martinetti-Bianchi, che conserva un pregevole patrimonio di statue, dipinti e ceramiche dal XV al XX secolo; il Museo Diocesano, ricco di state dell’arte medievale locale e di pale d’altare barocche.

L’AQUILA

La città dell’Aquila sorge nella conca scavata dal fiume Aterno tra i massicci del Gran Sasso e del Velino Sirente, a pochi passi dalle nevi perenni di Campo Imperatore, in una zona di ricca di acque, le quali oltre a donare l’incipit alla costruzione della città, hanno anche contribuito ad elargirbne il toponimo. Città di grande rilevanza artistica e storica, le sue vicende annoverano momenti di grande crescita politica e culturale a ere di oscurantismo, distruzione e pestilenza. La città nasce nel XII secolo, allorchè, dopo una richiesta dei feudatari dei castelli vicini, Papa Gregorio IX diede il consenso all’edificazione di una nuova città. Ben presto si costruirono case, piazze, fontane e chiese, che furono distrutte dalla furia di Manfredi e nuovamente edificate dopo la concessione del benestare dell’Imperatore Corrado IV e gli sforzi di Carlo d’Angiò, che fece edificare le mura cittadine e costruire la Basilica di S.Maria da Collemaggio, le cui mura assistettero all’incornazione papale di Celestino V. Nel XV secolo fu istituita l’Università con le facoltà umanistiche e scientifiche e ad Adamo da Rottweil, allievo di Gutemberg, fu concesso il diritto di battere moneta propria. La lotta per il possesso del Regno di Napoli e lo schieramento della città a fianco dei Francesi, determina per la città l’inizio di un periodo di decadenza e di squallore, accentuato dall’imperversare della peste, di carestie e dal terribile terremoto del 1703. L’Aquila partecipò attivamente ai moti rivoluzionari per l’Unità d’Italia e nel 1860, dopo un plebiscito, divenne capoluogo di regione. In seguito al terremoto del 1915 e al ventennio fascista, il volto della città si rinnova, prendendo un assetto più moderno con la costruzione di nuove opere pubbliche.

Da vedere: la Basilica di S. Maria da Collemaggio, edificio in stile romanico, che ospita la tomba di Celstino V, patrono della città; la Fontana delle 99 Cannelle, costruita in epoca medievale, in cui ogni cannella rappresenta uno dei villaggi da cui nacque la città; la Cattedrale di San Massimo e S. Giorgio, del XIII secolo, che al suo interno conserva buona parte della decorazione originaria; il Castello-Fortezza, edificata dalle braccia degli abitanti della città “ad reprimendam audaciam Aquilanorum”; la Quattrocentesca Chiesa dicapoquarto di S. Giusta con la caratteristica facciata in travertino e lo splendido rosone; il maestoso Palazzo Centi, indiscusso monumento di architettura civile ottocentesca; l’Oratorio de Nardis, capolavoro d’arte barocca; il Monastero della Beata Antonia, con pregevoli afreschi che ne raccontano la storia; la Chiesa Capoquarto di S. Pietro, col suo campanile ottagonale e la bella fontana sulla piazza antistante; la pittoresca via S. Martino; la chiesa capoquarto di S. Maria Paganica, risalente al XIII secolo, il cui riccho portale maggiore si staglia al di sopra di una scala a doppia rampa; il settecentesco Palazzo Ardinghelli col balcone a quota variata; il leggiadro Cortile rinascimentale di Palazzo Carli-Benedetti.

LANCIANO

Lanciano sorge in una zona collinare, in posizione panoramica tra i monti della Majella e l’azzurro Adriatico. La città, conosciuta anticamente con il nome di Anxanum, capoluogo della popolazione italica dei frentani, fu un florido centro durante l’era romana, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici. L’antico insediamento abitativo, databile al XII secolo, raggiunge il momento di massimo splendore economico e civico con l sviluppo delle fiere nel XV secolo. La strutura originaria del centro abitato è ancora chiaramente leggible nei capolavori in stile romanico e gotico, case a schiera, piazze e vicoli medievali e palazzi neoclassici che formano un complesso orgnismo unico e irripetibile nell’architettura civile e religiosa. Importante il turismo religioso e la venerazione del miracolo eucaristico.

Da vedere: i pregevoli Palazzi in stile Liberty e Decò in Viale Cappuccini; il Ponte di Diocleziano; S. Maria Maggiore, sorge sul sito di un antico tempieto dedicato ad Apollo, conserva un bel rosone e graziose bifore, un grandioso portale e un campanile arricchito da trifore, colonnine tortili e una lunetta con gruppo in pietra della Crocifissione, al suo interno conserva la croce processionale di Nicola da Guradiagrele e un trittico di Girolamo Galizzi; S. Diocleziano; la Cattedrale del XIV secolo, la cui facciata presenta un avancorpo con portico a tre luci e colonne reggenti una terrazza e l’interno di gusto neoclassico, a navata unica con numerosi affreschi e l’altare maggiore con ricco fondale di colonne di diaspro e recante una teca con una statua in terracota della Madonna; le Torri Montanare, resti dell’antica cinta muraria, in muratura e pietra; la Chiesa di S. Agostino, dalla pregevole facciata realizzata dalla maestria del Petrini recante un portale di grande rilevanza artistica, per le colonnine tortile, i fregi floreali e gli effetti chiaroscurali e il rosone arricchito da foglie d’acanto; POrta S. Biagio, risalente all’ XI secolo, l’unica delle nove porte che si aprivano nella cinta muraria per consentire l’accesso alla città; la Chiesa di S. Francesco, costruita nel XIII secolo, la cui facciata presenta un’austerità di matrice francescana e al cui interno predomina lo stile barocco, da annoverare il tempietto in marmo recante l’ostensoro con la reliquia del Miracolo Eucaristico, opera di un artista napoletano del XV secolo; Teatro Fenaroli, che durante il fascismo fu adibito a sala per proiezioni cinematografiche; la monumentale Fonte di Civitanova, adibita all’approvigionamento d’acqua e al lavaggio degli abiti dell’omonimo quartiere; il Torrione, torre angolare nord-orientale dell’antica cinta muraria, fu ristrutturato dagli aragonesi e adattato all’utilizzo di armi da fuoco; Ponte Lamaccio; la Chiesa di S. Biagio, dalla facciata in pietra in stile romanico con finestrelle alte e strette con stromabtura esterna adatte alla difesa, il campanile a pianta quadrata, al suo interno conserva statue in legno di S. Biagio e della Madonna della Candelora, e un altorilievo di pregevole fattura lancianese dell’Annunciazione; la Fonte del Borgo; la Chiesa di S. Nicola di Bari, col campanile spesso rimaneggiato e al suo ineterno un fonte batesimale in legno intarsiato, un’acquasantiera marmorea e una preziosa teca in argento; la Chiesa di S. Lucia, di scuola francese borgognona, e la cornice a timpano e il rosone della scuola del Petrini, e un interno luminoso doi gusto neo-classico; il Ponte Diocleziano; la Chiesa di S. Giovina in nuda muratura; la Chiesa di S. Chiara; la Piazza del Plebiscito; la Chiesa di S. Legonziano.

PENNE

L’antica città di Penne si estende sulla superficie di quattro colli verdeggianti, ricchi di oliveti, tra le valli dei fiumi Tavo e Fino. Fondata dalla popolazione italica dei Vestini con il nome di Pinna, divenne municipio romano nell’anno 89 a.C, fu dominata dai longobardi, assunse titolo di contea durante il Medioevo, fu distrutta dai Caldora nel Quattrocento e una volta ricostruita, fu feudo dei Farnese e possesso dei Borboni.

Da vedere: All’ ingresso della città il significativo monumento a S. Francesco, opera dello scultore Manfrini, complesso in bronzo e altorilievi in pietra, di grande rilevanza artistica; la monumentale Porta S. Francesco, del XVIII secolo, con nicchiadedicata a S. Massimo, patrono della città; una lapide ricorda la visita di S. Francesco alla cittadina; la Chiesa di S. Nicola, a pianta circolare, con un semplice portale e all’interno predominanza dello stile neoclassico, adornata da pregevoli tele; il settecentesco Palazzo Castiglione, con la facciata a logge sovrapposte, e all’interno un tripudio di sale, pitture e mobili di grande raffinatezza; la Chiesa di S. Agostino, in stile romanico, con possente campanile di gusto prettamente abruzzese, all’interno pregevoli stucchi che accentuano lo stile barocco; il Palazzo del Bono-Pilotta, con l’ampia facciata in laterizio, portone barocco e un balcone dalle linee sinuose e all’interno piture parietali di un’artista locale, risalenti al Settecento; il Palazzo Castiglione-De Leone, dal grande portale, balconi ad inferriate rigonfie e una scalinata dalla quale di accede all’interno riccamente decorato con stucchi e affreschi; il Duomo, sito nella parte più alta della città, distrutto durante la II Guerra Mondiale e recentemente ristrutturato secondo l’originaria struttura romanica, con la poderosa torre campanaria con sculture bizantine, la facciata di gusto rinascimentale con rosoncino in pietra, re interno a tre navate con archi ogivali, pilastri, pila d’acqua santa in pietra con figure di cariatidi e putti, Crocifisso in legno e antico altare con ornamenti scultorei.

SULMONA

L’antica Sulmona, beatamente adagiata nella cavità della conca peligna, annovera, attraverso le strade, i palazzi, i vicoli e le piazze luminose, un passato millenario, ricco di ere di insuperabile splendore culturale ed economico ed età di mera decadenza, dalle quali la città è sempre risorta a nuova gloria. Sita in un territorio da sempre attraversato da mercanti, briganti, popoli guerrieri, eremiti e pastori transumanti, Sulmona ha dato i natali al celebre poeta latino Publio Ovidio Nasone, autore di poesie d’amore di eterna bellezza e delle “Metamorfosi”. Municipio nell’epoca romana, nel Medioevo ospitò un’importante scuola di oreficeria, durante il dominio svevo ottenne una cattedra di Diritto Canonico e l’onore di organizzare una delle sette fiere annuali del Regno. Città ricca d’arte e cultura, Sulmona è conosciuta in tuto il mondo per la tradizione confettiera.

Da vedere: l’acquedotto, risalente al XIII secolo, costruito durante il dominio di Manfredi, situato vicino alla Piazza Maggiore, dove oggigiorno si svolge la rievocazione storica della giostra cavalleresca, conserva intate le 21 arcate in pietra concia; la quattrocentesca Fontana del Vecchio, inimitabile esempio di arte rinascimentale; la Chiesa di S. Maria della Tomba; S. Francesco della Scarpa, distrutta dai terremoti e dalle guerre, conserva ancora resti del complesso absidale, un bel portone laterale e una possente torre campanria – al suo interno predomina l’oragano barocco, la pala della Visitazione dell’artista bergamesco Paolo Olmo e la Cappella dei Lombardi; il monumentale complesso della SS. Annunziata, sintesi di quattro secoli di storia sulmoniana, compendio di stile tardo-gotico, rinascimentale e barocco, dalla facciata splendidamente slanciata da possenti colonne, una graziosa bifora, dal fiorire di trifore e dal portale scolpito; la Cattedrale di S. Panfilo, in stile romanico, conserva all’interno un tesoro artistico di marmi, affreschi quatrocenteschi, un crocifisso ligneo, nella cripta scultura policroma della Madonna con Bambino e un’edicola recante uil busto di S. Panfilo, patrono della cità; la barocca Chiesa di S. Chiara con gli affreschi del Quattrocento; la Chiesa della tomba, dall’elegante facciata impreziosita da rosone e splendido portale tardo-gotico e una campana del Quattrocento; la Chiesa dell SS. Trinità, dalla facciata leggermente arretrata rispetto al piano stradale, conserva al suo interno, un meraviglio crocifisso cinquecentesco in legno policromo; il Monumento ai Caduti della I Guerra Mondiale; il Monumeno ad Ovidio in Piazza XX Settembre, statua bronzea ad onore del grande poeta latino, che poggia un piede su due libri, simbolo della perfetta e completa predominanza culturale; Porta Napoli; Fontana S. Agata; Palazzo Mazara, esempio di architetura civile ottocentesca, officina in perenne e alacre attività; Palazzo Tabassi, tipica dimora patrizia tardo-medievale, con timpano arricchito da pregevoli elementi decorativi; il Teatro Comunale Maria Caniglia, dalle eccezionale acustica.

TERAMO

Situata in magnifica posizione geografica, tra vigneti e uliveti, a metà strada tra monti del Gran Sasso e il Mare Adriatico, nella valle scavata dai Fiumi Vezzosa e Tordino, la città vanta origini remote e una storia di origini preromane. Perduta la sua indipendenza italica, Teramo divenne dominio romano e latinizzò il suo nome fenicio Petrut in Interamnia “città tra i fiumi”, e visse il periodo di maggior splendore, con la costruzione di maestose opere di rilevanza civica e religiosa. Durante il Medioevo fece parte del Ducato di Spoleto, fu Signoria degli Acquaviva, fu governata da Francesco Sforza e da Alfonso d’Aragona, subì la dominazione austriaca e francese per tornare al Regno di Napoli nel 1815. Teramo è ancora oggi importante sede culturale e sito di un’importante Università.

Da vedere: il Duomo Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Bernardo, un esempio d’arte italiana, tra i più schietti, singolari e composti della regione, dalla facciata quadrata in pietra e mattoni, slanciata dal portale di gusto cosmatesco e dall’alta guglia gotica che si slancia al di sopra del cornicione e dall’interno nudo e sobrio, le colonne risalenti ad antichi tempi pagani, il tabernacolo romanico che conserva il paliotto di Nicola di Guardigrele, splendido esempio d’arte abruzzese, che nelle trentacinque formelle, narra la storia della vita di Cristo; la Chiesa di S. Agostino, risalente al XV secolo, conserva al suo interno dipinti settecenteschi di Storie della Vergine e affreschi della volta e dei pennacchi; la Chiesa della Madonna delle Grazie, conserva al suo interno una Statua lignea della Madonna con Bambino, risalente al XV secolo, opera dell’artista Silvestro dell’Aquila e ritenuta miracolosa; la Chiesa di Sant’Antonio, del XIII secolo, dall’interno barocco; Palazzo Melatini, di gusto medievale; la Cattedrale di S. Maria Aprutiensis, con interrno barocco e alcune volte a crociera originarie; Palazzo Savini, conserva nei sotterranei il Mosaico romano del Leone; il Palazzo del Municipio, con loggia medievale; Piazza Martiri della Libertà, fulcro cittadino; Casa Catenacci, del XV secolo, sede del primo teatro cittadino nel XVIII secolo; la Pinacoteca Civica e il Palazzo della Monica, concepito e voluto dall’artista Don Gennaro della Monica con un assetto decadente, in simbiosi al gusto del revival gotico di fine Ottocento.

VASTO 

Situata sul Golfo dei Trabocchi, la città di Vasto racconta una storia millenaria, sussurrata dalle dolci brezze marine, dalle vestigia di torri, chiese e fortificazioni, di decadenza e splendore. Secondo la leggenda la città venne fondata da Diomede, comandante degli Illiri, che le conferì il nome di Histon. Fu un’importante colonia marittima frentana, raggiunse il culmine delllo splendore durante l’età imperiale e non fu risparmiata dalle invasioni barbariche. La dominazione angioina segnò il lessico della città e quella spagnola degli Avalos cambiò profondamente il suo volto, regalandole l’appellativo di “Atene degli Abruzzi”.

Da vedere: il Palazzo d’Avalos, di origine trecentesca, uno dei più significativi esempi dello stile rinascimentale abruzzese, circondato da splendidi giardini, ospita al suo interno il ricchissimo Museo Civico, Archeologico, la Pinacoteca e il Museo del Costume Antico; i ruderi delle antiche terme romane del II secolo, con spettacolare pavimentazione in mosaico; il Castello Caldoresco, con torri cilindriche e tre baluardi angolari; la Torre di Bassano; la Loggia Amblingh; l’Arco di Porta Santa Maria; il Teatro Rossetti; la Cattedrale di S. Giuseppe, con la particolare facciata trecentesca e il rosone; la Chiesa di S. Maria Maggiore; la Chiesa di S. Michele Arcangelo; il superbo Palazzo della Penna, nascosto agli sguardi non attenti, dai quattro bastioni con munitissime garitte, innalzato, secondo la leggenda, in una sola notte, da cento diavoli.

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